Vittoria Sveva Zilia Bonamini Pepoli
Nell’era del digitale la nostra vita è ormai legata a doppio filo a smartphone e tablet che ci accompagnanoin ogni nostro movimento. è proprio la natura itinerante di tali mezzi che li rende perfetti “contenitori” peraccogliere i c.d. captatori informatici, ovvero i malware utilizzati a fini investigativi, per il perseguimentodei reati. In questo lavoro si approfondisce come la giurisprudenza e il legislatore abbiano cercato di regolarel’avvento di questi nuovi mezzi di ricerca della prova nel tentativo di trovare un bilanciamento tra il soddisfa-cimento dell’interesse pubblico nell’accertamento dei reati, previsto e tutelato dall’art. 112 Cost. relativo alprincipio dell’obbligatorietà dell’azione penale e l’art. 15 Cost., che sancisce il principio di inviolabilità dellariservatezza e segretezza di qualsiasi forma di comunicazione. Al contempo, però, si vuole sottolineare comesia essenziale il contrasto al crimine informatico, attuato anche mediante l’utilizzo di tali strumenti e un ade-guato sviluppo di risorse tecnologiche per la sicurezza informatica in grado di creare sistemi che siano “cyberresilienti”. In tal senso, si porta alla luce la duplice natura, benevola e malevola, dello stesso mezzo: il malware
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