The history of Italian social centers has always been connected to the public debate on the sociopolitical role of labour. However, this intersection is often underrated by the literature concerning the history of social centers during the 1990s. This paper aims to fill the gap on the role of social centers in producing a new countercultural discourse on work and income. At the same time, the purpose is to use an original perspective to investigate the perception of precarity in Italy during the 1990s. The objective is to underline the new role of radical activism in this decade as an effect of the cultural and legislative transformations which characterize the country.
Fin dagli anni Settanta, la storia dei centri sociali occupati autogestiti italiani è connessa al dibattito sul ruolo sociopolitico del lavoro. Eppure, questa intersezione è spesso relegata a mera questione vertenziale, quando non tralasciata nella storia delle occupazioni anni Novanta. Questo articolo si propone di colmare la lacuna sul ruolo dei CSOA nella costruzione di una controcultura del lavoro e del reddito, fornendo al contempo uno sguardo inedito sulla trasformazione della percezione della precarietà nell’Italia anni Novanta. L’obiettivo è far emergere il nuovo ruolo sociopolitico che l’attivismo radicale comincia a ricoprire in questo decennio come effetto delle trasformazioni culturali e amministrative che attraversano il paese
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