Il presente contributo ha come obiettivo quello di inquadrare storiograficamente l’azione di Lombardo Radice rispetto al nodo centrale della manifestazione di una contestazione nei paesi dell’Est, accorpando fonti primarie e secondarie con l’obiettivo di collocare l’azione dell’intellettuale nel piú ampio scenario dell’azione del Partito comunista italiano tra la fine degli anni Sessanta e quella del decennio successivo. Attraverso l’analisi della posizione dell’intellettuale comunista nei confronti dell’ex classe dirigente della Primavera di Praga, del dissenso sovietico e (anche se in misura minore) dell’opposizione polacca, la figura di Lucio Lombardo Radice assume un rilievo particolare nella vicenda del difficile rapporto tra dissenso dell’Est e Partito comunista italiano. Pur muovendo da una valutazione non intrinsecamente ostile all’Unione Sovietica sotto il profilo storico, come dimostrò il contegno mantenuto in occasione dell’emergere del caso Solženicyn, Lombardo Radice rappresentò per certi versi un’avanguardia del partito, un intellettuale capace di guardare al di là dello steccato ideologico imposto dal legame con l’Unione Sovietica e dalle valutazioni politiche del momento.
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