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Rifugiati politici e migranti, questioni confinarie e dispute di sovranità: i "sudditi italiani di Libia" in Tunisia (1911-1914)

  • Autores: Federico Cresti
  • Localización: Studi storici: rivista trimestrale dell'Istituto Gramsci, ISSN 0039-3037, Vol. 58, Nº. 2, 2017, págs. 429-462
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • Prima della delimitazione del confine tra il protettorato francese di Tunisia e i territori ottomani della Libia, nel 1910, la regione di frontiera era un luogo di passaggio attraverso il quale popolazioni dei due territori si spostavano seguendo i cicli delle attività agropastorali, per questioni economiche o in conseguenza di avvenimenti politici. Storicamente questo spostamento aveva interessato in maniera maggiore le popolazioni tripolitane, tanto che una parte notevole degli abitanti della Tunisia era di origine tripolitana, e come tale era riconosciuta dal nome di "trabelsiyya" attribuito ai suoi componenti. L'emigrazione tripolitana ebbe un incremento notevole dopo la conquista italiana di Tripoli: era un fenomeno estremamente negativo per la nuova colonia italiana, che vedeva depauperarsi una regione già poco popolata, mentre il protettorato francese si avvantaggiava dell'apporto di nuova forza lavoro. Intorno a questa emigrazione, tra il 1911 e il 1914 si svolse un'intensa controversia tra Roma e Parigi in seguito ai mutamenti nello statuto giuridico dei tripolitani derivati dalla nuova situazione coloniale. Mentre il governo di Roma riteneva legittimo il riconoscimento ai suoi sudditi libici di Tunisia dei privilegi riconosciuti agli italiani dagli accordi vigenti, il governo di Parigi lo vedeva come un pericolo per la sua sovranità: in prospettiva, come un'arma ulteriore che l'Italia avrebbe potuto usare nella sua rivendicazione del territorio di Tunisi, fondata su una presenza italiana quantitativamente importante all'interno del protettorato.


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