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Joan Barceló II (già Maestro di Castelsardo): Questioni di pittura in Sardegna intorno al 1500

  • Autores: Enrico Pusceddu
  • Directores de la Tesis: Rosa Alcoy i Pedrós (dir. tes.)
  • Lectura: En la Universitat de Barcelona ( España ) en 2014
  • Idioma: italiano
  • Tribunal Calificador de la Tesis: María del Carmen Lacarra Ducay (presid.), Gaspar Coll i Rosell (secret.), Joaquim Garriga Riera (voc.)
  • Materias:
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  • Resumen
    • Lo studio della pittura sarda del tardo Quattrocento è viziato, all’origine, dalle enormi lacune documentarie che ne ostacolano i percorsi di studio. La Sardegna del XV secolo non è un’isola sperduta nel Mediterraneo, ma un’isola al centro del Mediterraneo. Al centro dei traffici e delle influenze di molteplici correnti artistiche regionali che, se da un lato ne arricchiscono il valore artistico, dall’altro ne complicano notevolmente i percorsi di ricerca. Nello specifico si sono analizzati gli studi bibliografici che dalla fine dell’Ottocento sino alle soglie della storiografia più recente hanno interessato la pittura tardomedievale in Sardegna cercando di capire in quale condizione storica, politica e sociale si mossero i primi studiosi stranieri che visitarono l’isola alla ricerca dei cosiddetti pittori “primitivi”. Attraverso le fonti ottocentesche si è ricostruito il percorso effettuato da diverse opere sarde esportate all’estero e definito le figure di studiosi e collezionisti quali: Georgiana Goddard King, Anna Rose Giles, Ellen Giles, William Middleditch Scott e Piero Tozzi. Questo lavoro ha permesso di comparare a livello internazionale i contenuti delle fonti consentendoci d’individuare i punti deboli di alcune delle ipotesi scientifiche più accreditate e d’indirizzare le energie su percorsi tanto inesplorati quanto percorribili. In particolare l’analisi della bibliografia su Joan Barceló ha evidenziato alcune discrepanze tra i suoi dati storico/documentari e gli elementi stilistici a egli pertinenti tanto da metterne in dubbio il catalogo delle opere finora assegnategli. Alla luce dei dati, pur con una diagnosi critica, severa e attenta, sembra assai difficile dimostrare che in Sardegna operò un solo Joan Barceló. Questo lavoro di ricerca, pertanto, ha proposto che esistano due artisti dallo stesso nome, escludendo la possibilità che l’autore del Retablo della Visitazione conservato nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, potesse essere lo stesso pittore cui fu affidato nel 1508 l’incarico per la realizzazione del retablo destinato all’altare maggiore di Santa Maria del Pi a Barcellona. Di contro si è dimostrato che l’unico artista in grado di possedere tali caratteristiche era appunto il noto Maestro di Castelsardo, ora identificato in Joan Barceló II. La rigorosa analisi stilistica delle sue opere ha reso possibili le comparazioni con le coeve produzioni europee e, soprattutto, moltiplicato i modelli desunti dalle stampe e dalle miniature tedesche e fiamminghe, dimostrando tra l’altro l’inedito legame del Maestro di Castelsardo con diversi modelli artistici provenienti dalla pittura italiana. Le comparazioni stilistiche hanno, inoltre, permesso di ridefinire cronologicamente, e contestualizzare artisticamente, le opere del Maestro con la definizione dei termini ante quem e post quem per tutto il catalogo. Si è avanzata la proposta di stabilire la sede della bottega del Maestro da Cagliari a Sassari e si sono ricostruiti i contatti artistici con la Corsica, confermati dalle ricerche d’archivio effettuate a Genova. Il filo conduttore di tutto il progetto di Tesi è stato, oltre alla cura degli aspetti storico-documentali, quello di portare avanti una ricerca per immagini, sulle tracce dei modelli e degli agganci stilistici alle correnti artistiche che ruotarono attorno alla Sardegna, non limitandosi ai tradizionali ambiti catalani ma allargando gli orizzonti sino a comprendere una parte consistente della produzione pittorica del secondo Quattrocento italiano. L’obiettivo fermo della Tesi è sempre stato quello di approcciarsi alla ricerca cercando di eludere, per quanto possibile, i preconcetti storiografici sulla marginalità dell’arte sarda e sulla sua quasi esclusiva dipendenza dal versante iberico. Si è cercato d’uscire dal luogo comune che considera artisti di primo piano, come il Maestro di Castelsardo, episodi estemporanei, esempi di ecletticità pittorica chiusi in se stessi o limitati all’orizzonte del tardogotico catalano. Si è cercato invece di capire da dove provenisse questa ecletticità, quale fosse il suo reale sostrato culturale e artistico di riferimento. Si è cercato di comprendere, soprattutto, se la Sardegna del Quattrocento disponesse degli strumenti per sostenere una qualche forma di autonomia artistica, se fosse cioè in grado di elaborare dal proprio interno un originale linguaggio pittorico da offrire al circuito artistico quattrocentesco. Attraverso l’attività della bottega di Joan Barceló II si è dimostrato che questo è avvenuto.


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