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Estudios sobre texto e imagen en mosaicos con contenido literario en el Imperio romano (Africa Proconsularis e Hispania)

  • Autores: Sara Redaelli
  • Directores de la Tesis: Marc Mayer Olivé (dir. tes.)
  • Lectura: En la Universitat de Barcelona ( España ) en 2013
  • Idioma: español
  • Tribunal Calificador de la Tesis: Jesús Javier Velaza Frías (presid.), Jaume Juan Castelló (secret.), Pere Villalba i Varneda (voc.), Alfredo Buonopane (voc.), Giulia Baratta (voc.)
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  • Resumen
    • A Roma come nel resto dell’Impero, le case dell’élite, sedi delle relazioni affettive e politiche dei proprietari, costituivano un potente strumento di auto-rappresentazione. Per questo, spazi pubblici come atria, tablina, triclinia, generici “ambienti di rappresentanza”, portici, percorsi quotidianamente non solo da abitanti ma anche da clientes e amici, dovevano essere particolarmente “eloquenti”. Una lussuosa decorazione comunicava il prestigio sociale, economico e culturale del signore a tutti coloro che entravano nella sua domus o villa, luoghi di un sereno otium. Consideriamo in particolare i pavimenti decorati: al pari di un affresco, un mosaico figurato era chiamato a comunicare sensazioni e significati agli abitanti della dimora e ai suoi ospiti. In particolare, la dimensione intellettuale poteva essere affidata a immagini-simbolo quali Muse, poeti, filosofi, attori teatrali oppure a immagini mitologiche, sia sotto forma di ritratti sia di rappresentazioni di vicende con più personaggi coinvolti. Tra queste storie alcune si distinguono per la loro relazione con una o più opere letterarie di carattere epico o teatrale. Nella parte occidentale dell’Impero romano, Africa Proconsularis e Hispania si distinguono per la quantità e la qualità dei tessellati di questo tipo, datati su base stratigrafica o stilistica fra il I sec. a. C. e il V sec. d. C.. Nella maggior parte dei casi vi sono rappresentati episodi mitici anticamente molto noti che coinvolgono alcuni personaggi del ciclo troiano: il giudizio di Paride e il rapimento di Elena, lo svelamento di Achille a Sciro, il sacrificio di Ifigenia, la supplica di Crise ad Agamennone, la lite fra Achille e Agamennone (?), l’addio di Achille a Briseide, il confronto tra Glauco e Diomede, l’incontro tra Filottete e l’ambasceria greca, l’offerta della coppa di vino di Ulisse a Polifemo, l’incontro fra Ulisse e le Sirene. Ritroviamo inoltre storie raccontate in opere teatrali come la follia di Ercole, il tormento di Medea, la storia di Fedra e Ippolito. Si tratta di miti di origine greca facenti parte del patrimonio culturale romano fin dall’epoca arcaica della storia di Roma e caratterizzati da una lunga continuità di vita. I principali canali di conoscenza di queste storie erano la scuola e il teatro, importanti strumenti di romanizzazione attraverso cui la cultura greco-romana veniva diffusa nei territori conquistati. Nelle case delle élites provinciali, che guardavano a Roma come a un modello prestigioso, i tessellati con contenuto letterario erano chiamati a comunicare la cultura del proprietario. Immaginiamo che questi, sulla base delle proprie conoscenze più o meno profonde, scegliesse consapevolmente il tema per il mosaico, e poi stabilisse, d’accordo con gli artigiani, i criteri per un’elaborazione originale del soggetto a partire da un modello già esistente, generalmente di origine ellenistico. A partire dal confronto fra le immagini e i testi letterari di riferimento conservati in cui si racconta l’episodio rappresentato nel mosaico abbiamo provato a raccogliere possibili informazioni sulla cultura letteraria dei committenti. La corrispondenza basica fra alcuni “elementi chiave” (personaggi ed eventi peculiari), presenti nella versione scritta della storia e nei tessellati, garantiva la comprensione della vicenda da parte di un pubblico colto. Al di là di questa necessaria coerenza, nella maggior parte dei casi, rispetto ai testi di riferimento gli episodi sono rappresentati in forma semplificata e a volte anche compendiaria (con più sequenze riunite). La volontà di comunicare con successo dei significati, e dunque di ottenere, seguendo la teoria di R. Jakobson, un corretto feedback da parte del pubblico, poteva determinare un distacco dal modello e dal testo. Inoltre, l’epigrafia, soprattutto in Hispania, interveniva nei casi in cui l’immagine poteva essere ambigua, dando sempre una sicura veste colta all’immagine. Lo studio dei mosaici africani e ispanici con contenuto letterario permette dunque di esprimere alcune considerazioni sulla cultura dell’élite presente nei territori, purtroppo anonima e molto probabilmente ancora pagana, in epoca tardoantica.


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