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El delirio en el pensamiento de María Zambrano

  • Autores: Sara Bigardi
  • Directores de la Tesis: Chiara Zamboni (dir. tes.), Carmen Revilla Guzmán (dir. tes.)
  • Lectura: En la Universitat de Barcelona ( España ) en 2014
  • Idioma: italiano
  • Tribunal Calificador de la Tesis: Laura Llevadot (presid.), Elena Laurenzi (secret.), Wanda Tommasi (voc.)
  • Materias:
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  • Resumen
    • Il mio lavoro articola un aspetto importante del pensiero di María Zambrano: il tema del delirio. La ricerca si propone di sviscerare tale tema nell’intento di contribuire alla riflessione filosofica con un’analisi che mira a coglierlo seguendo una doppia direzione. La questione del delirio è fondamentale in Zambrano. Il delirio costituisce infatti il punto di partenza che pone in movimento la sua ragione, in un’articolazione che si concretizza nell’attenzione all’esperienza vissuta e nell’utilizzo di un linguaggio innovatore. Ho scelto di argomentarlo, presentandolo sia come possibile chiave di lettura del filosofare zambraniano, sia come argomento vero e proprio: il tema centrale, l’elemento costituente di una razionalità intrinsecamente legata alla vita. Come chiave di lettura, il delirio è il passo di apertura, la traccia di un andamento di pensiero che può anche prendere diramazioni che si spingono oltre la traccia d’inizio. Questo superamento non è un andare fuori tema, che elude il corpo a corpo con il delirio, al contrario, è rimanere fedeli all’apertura per darle respiro, per non risolverla, ma per schiuderla ad altri spazi di ragionamento, nel guadagno di affermazioni che hanno a che vedere con la verità. Come argomento vero e proprio, cioè come tema centrale del mio lavoro, il delirio si struttura in modo tematico nella sua relazione con la razionalità. La scommessa simbolica proposta da Zambrano si gioca su due punti: scoprire in che modo delirio e ragione possono convivere, senza che l’uno venga abolito dall’altra, e viceversa, vedere come il delirio possa presentarsi sempre e di nuovo quale prologo di un logos, che è uno, ma in generi ed esercizi diversi. In altre parole, l’intento di Zambrano è quello di assumere il delirio come radice di un’idea di logos accogliente, incorporandolo così nel suo modo di comprendere la ragione, nei suoi differenti aspetti e nei suoi molteplici esercizi. Il mio lavoro si articola in tre capitoli, introdotti da una sorta di introduzione, costituita da Mirada e Poiesis, che ho desiderato chiamare Per iniziare, e dalle conclusioni: Per concludere, che sono i guadagni teorici del lavoro. Il primo capitolo si concentra sul Taglio del lavoro sul delirio e, partendo dalla motivazione della scelta dell’argomento, analizza la costellazione semantica che ruota attorno al centro aperto del delirio. Sottolineando l’importanza del delirio come arché del filosofare zambraniano (En principio era el delirio, scrive Zambrano), spiego come il delirio possa diventare l’elemento movilizador dell’esperienza umana, oppure come possa convertirsi in una prigione, in un carcere, che impedisce l’intrinseco movimento della vita. Qui la questione si gioca tutta prendendo in considerazione el ensueño, il risveglio, la temporalità, e due elementi che per Zambrano sono fondamentali: la necessità e la speranza. Il delirio da cui scaturisce l’azione essenziale è infatti quello che tiene unite, armonizzandole, necessità e speranza. Il secondo e il terzo capitolo sono legati all’idea di adoperare come chiave di lettura del filosofare di Zambrano il pensiero della differenza femminile, cercando di scandagliarlo come elemento essenziale per l’apertura dei testi ad aspetti imprevisti. Il terzo capitolo Il delirio negli archetipi femminili dà voce alle figure femminili di Diotima, Antigone, Nina, dando spazio alla storia dei loro deliri, che queste donne incarnano come evento che mette in moto una ricerca di mediazioni che testimoniano che c’è sempre qualcosa che va oltre, che trascende, il recinto dei fatti, per aprirsi, con amore, all’infinita disponibilità dell’essere. Seguire Zambrano nel delirio comporta un dislocamento esistenziale che eccede la classica divisione tra teoria e prassi, perché è l’esistenza tutta, nel suo complesso, ad essere orientata dal delirio. Questa situazione di dislocamento, se non diviene straniamento, è segno dell’essere che si fa storia.


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