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“Il sottile veleno di tossiche fluorescenze”: paesaggi urbani nella letteratura romena italografa tra emarginazione e soggettivazione

    1. [1] Università di Macerata (Italia)
  • Localización: Etudes romanes de Brno, ISSN 1803-7399, Vol. 37, Nº. 2, 2016, págs. 81-94
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • “Il sottile veleno di tossiche fluorescenze”: Urban Landscapes in the Literature of Romanian Diaspora, between Marginalization and “Subjectification”
  • Enlaces
  • Resumen
    • italiano

      Il presente intervento si propone di evidenziare all’interno della produzione letteraria romena italografa il rapporto disforico, alienante e spersonalizzante che il migrante instaura con il nuovo habitat, la nuova realtà.

      Vi si analizzano le valenze molteplici che si dispiegano in relazione allo spazio urbano: in particolar modo la ripresa dell’eredità simbolista nella riproposizione di topoi legati alla figura del poeta-clochard, le declinazioni contemporanee dell’uomo-merce e scarto nella società dei consumi, il migrante come “margine”, soggetto dis-patriato e decentrato. Elementi narrativi costanti nella letteratura romena sono i due diversi timori che scandiscono la vita del migrante: il timore di cedere alla tentazione del richiamo verso le proprie origini attraverso l’idealizzazione del regime comunista, da un lato, e la paura di lasciarsi irretire dalle lusinghe (“le tossiche fluorescenze”) del consumismo nella nuova dimensione, dall’altro. Questi due sentimenti sono alla base delle strategie di appropriazione dello spazio e conseguente processo di soggettivazione personale.

    • English

      This paper aims to underline, in the context of the Italian literature of the Romanian diaspora, the alienated and impersonalized relationship that the emigrant establishes with the new habitat, the new reality. We can spot in it the various meanings blooming in the urban space: particularly the symbolist heritage of the topoi of the poet-clochard’s character, the contemporary interpretation of the man-object, waste of the contemporary society, the emigrant as a “margin”, as a person belonging to no country. Constant aspects of the Romanian literature’s narrative are the two fears peculiar in the emigrant’s life: the fear to yield to the nostalgic feeling towards his origins, through the idealization of the communist regime and, on the other hand, the fear to be bewitched by the newly experienced consumerism. These two predominant feelings are the origins of the strategy for the appropriation of the space and the consequent personal “subjectification”.


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