Le società contemporanee si affidano in misura crescente alle opportunità create dalle tecnologie che rendonopossibile la produzione, raccolta, elaborazione e riutilizzo di enormi dataset per ricavare inferenze spendibilinegli ambiti più disparati. Fra questi vi è anche quello medico-sanitario, che ha visto un’accelerazioneinusitata dei processi di digitalizzazione in coincidenza con l’avvento della pandemia di COVID-19. Taliprocessi hanno contribuito al consolidamento di quella che può essere definita comeinformational medicine,ovvero un paradigma che si basa in misura progressivamente crescente sulla raccolta e l’analisi di datitratti dal corpo umano. In questo contesto va inquadrata l’emersione deldigital phenotyping, ovverola quantificazione di caratteristiche fenotipiche umane attraverso l’analisi dei dati offerti dai dispositividigitali. Come evidenziato dalla letteratura specializzata in materia, ildigital phenotypingpuò rivoluzionareil processo diagnostico-terapeutico, soprattutto nell’ambito della salute mentale, garantendo maggioreaccuratezza e tempestività d’intervento. Tuttavia, l’emersione di questa innovativa dimensione rischia disfumare i confini tra prevenzione e sorveglianza, rappresentando una minaccia concreta non solo per lasfera personale, ma anche, più in generale, sul piano della cybersecurity. All’interno di questo lavoro sidescrivono in maniera più dettagliata i rischi che possono derivare dalla diffusione deldigital phenotypingattraverso un raffronto costante tra i riscontri offerti dalla letteratura e il contesto giuridico di riferimento,tra cui, in particolare, la disciplina offerta dal Regolamento UE 2016/679
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