Il saggio esamina il quindicennio di traversate atlantiche, virtuali e reali, mediante le quali John Lennon, a metà anni cinquanta del Novecento un adolescente inglese fan del rock’n’roll statunitense, all’inizio degli anni settanta si trasforma in una rock star globale e in un cantautore militante, che denuncia le disuguaglianze razziali e culturali della società americana. Tali traversate aprono una finestra sulla dialettica fra il personale e il politico, l’artistico e il commerciale sottesa alla popular music nei «lunghi anni sessanta». L’articolo illumina i percorsi e le infrastrutture attraverso le quali prodotti culturali, idee e persone attraversarono l’Atlantico, arricchendo e articolando le tradizionali nozioni di americanizzazione e ibridazione fra le due sponde dell’oceano.
The article deals with a decade and a half of virtual and real Atlantic crossings through which John Lennon, in the mid-1950s a British adolescent fan of American rock’n’roll, in the early 1970s turned into a global rock star, and eventually became an activist songwriter, denouncing racial and cultural inequities of American society. Such crossings open a window on the dialectics between the personal and the political, the artistic and the corporate underpinning popular music in the «long Sixties.» In the process, the article casts light on the routes and infrastructures through which cultural items, ideas, and people moved across the Atlantic, enriching and complicating traditional notions of Americanization and hybridization between the two sides of the ocean.
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