The controversial closing scene of La coscienza di Zeno with an apocalyptic prophecy of the end of all civilization is the culmination of a long and complex selfdiagnosis of social evil, of life as a material illness, pieced together by Svevo in his works. Guido Morselli in his Dissipatio H. G. seems to have drawn indirectly upon the tenets of Svevo’s later thinking: analysis as a healing process, albeit deceptive and illusory, in relation to an existential malaise and the theory of explosive devices, including the denunciation of the destructive power of machines in an age of conflict and incessant war.
Il discusso finale della Coscienza di Zeno, con la profezia apocalittica di una fine della civiltà, rappresenta un estremo punto di approdo della lunga e serrata autodiagnosi del male sociale, della vita come malattia della materia, imbastita da Svevo nella sua opera. Da questo approdo sembra ripartire Guido Morselli nel suo Dissipatio H.G., in un confronto indiretto con gli assi fondamentali della matura riflessione sveviana: l’analisi come cura, e sia pure cura fallace e illusoria del disagio esistenziale, e la teoria degli ordigni, con la denuncia del-la violenza distruttrice delle macchine in un’epoca di conflitti e di guerre inarrestabili.
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