L’articolo conduce un’ampia ricognizione delle conclusioni alle quali è pervenuto di recente il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati in merito all’utilizzabilità delle conversazioni tra l’ex componente del C.S.M. Luca Palamara e centinaia di magistrati attraverso l’applicazione di messaggistica WhatsApp, capovolgendo l’opposto e consolidato orientamento del Collegio disciplinare dell’A.N.M. sulla base di un parere allo stato ignoto, ma all’apparenza giustificato da decisioni di giurisdizioni sovranazionali e della Corte costituzionale del tutto inconferenti. Attraverso l’esame di tutte le ipotesi ricostruttive della motivazione del parere, l’autore giunge a qualificare l’esito interpretativo come gravemente erroneo in diritto
The article conducts a wide-ranging survey of the conclusions recently reached by the Central Steering Committee of the National Association of Magistrates regarding the usability of conversations between former C.S.M. member Luca Palamara and hundreds of magistrates through the WhatsApp messaging application, overturning the opposite and well-established orientation of the A.N.M. Disciplinary Board on the basis of an opinion that is unknown at present, but apparently justified by decisions of supranational jurisdictions and the Constitutional Court that are completely irrelevant. Through the examination of all the reconstructive hypotheses of the opinion’s reasoning, the author comes to qualify the interpretive outcome as seriously erroneous in law
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