L'autore dopo anni di ricerche sul campo, porta alla luce una inimmaginahile memoria storica marinara, quella, cioè dei pescatori e naviganti algheresi contemporanei, che conobbero la gloriosa epopea della navigazione a vela, soppiantata in questi ultimi cinquant'anni da quella a motore. Di questi lupi di mare della "transizione" raccoglie la memoria antica selezionando i vari campi semantici per infine dare alla luce un autentico "corpus" dialettologico, di voci marinare retaggio basico della cultura del mare catalana e castigliana, sul versante iberico, mentre su quello italiano la maggior presenza di prestiti "migrati" nella città catalana di Sardegna proviene dal genovese, dal napoletano e dal siciliano. Con questo "corpus" dialettologico si riscopre l'aspetto più naturale dell"enclave caralano-parlanre, di essere una città dalle profonde radici marinare con una propria ragione d'essere legata allo sfruttamento del corallo, del pesce azzurro e, dagli inizi di questo secolo, dell'aragosta, "lanciata" poi sui mercati di Marsiglia e di Barcellona da Gabriel Arguimbau Ferrer di Ciutadella di Minorca. Di questo singolare personaggio l'Autore offre una meticolosa ricostruzione biografica, anche perché da questi discende la storia e l'etimologia popolare della più tradizionale barca da pesca algherese: l'espanyoleta.
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