All’inizio del suo noto saggio Volgarizzare e tradurre, Gianfranco Folena assumeva come «motto dialettico» valido per il Medioevo «il bisticcio traduzione = tradizione» in luogo dell’immagine, tutta moderna, del traduttore = traditore.1 Nessun autore potrebbe illustrare tale bisticcio meglio di Ramon Llull, caso unico nel Medioevo per vastità di produzione, per varietà di lingue e di generi praticati. Il corpus lulliano comprende circa 260 opere, molte delle quali con tradizione plurilingue, ma con una netta prevalenza del latino: sono appena 21 i testi privi di una versione latina medievale, contro i 20 pervenuti nella sola versione catalana.2 Non disponiamo di autografi del Beato, se si eccettua (forse) la dedicatoria del ms. veneziano dell’Ars demonstrativa, donato al Doge Pietro Gradenigo verso la fine del 1289.3 * Desidero ringraziare Lola Badia e Albert Soler per avermi fornito tutti i materiali, editi e in corso di stampa, senza i quali non sarebbe stata possibile una rassegna aggiornata sul tema delle traduzioni lulliane; e Toni Bonner per aver letto il testo con la consueta attenzione critica. Lista delle abbreviazioni: ATCA= Arxiu de Textos Catalans Antics; NEORL = Nova Edició de les Obres de Ramon Llull, 7 voll., Palma de Mallorca 1990-2005; OE = Obres Essencials, 2 voll., Barcelona 1957-60; ORL = Obres Originals de Ramon Llull, 21 voll., Palma de Mallorca 1906-1950; ROL = Raimundi Lulli Opera Latina, 30 voll., Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis, Tournholt 1957-2005; SL = Studia Lulliana (olim Estudios Lulianos = EL). Riferimento imprescindibile per le ricerche lulliane è la Base de dades Ramon Llull (http://orbita.bib.ub.es/llull/), allestita da Anthony Bonner, e curata dal Centre de Documentació Ramon Llull della Universitat de Barcelona. 1 Gianfranco Folena, Volgarizzare e tradurre, Torino 1991, p. 3. 2 Cfr. Anthony Bonner, «Estadístiques sobre la recepció de l’obra de Ramon Llull», SL 43, 2003, pp. 83-92; dello stesso autore si veda anche «Recent Scholarship on Ramon Llull», Romance Philology 54, 2001, pp. 377-392. 3 Si tratta del manoscritto Lat. VI, 200 conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia; cfr. Raimondo Lullo, Consolatio Venetorum, a cura di Patrizio Rigobon, Padova (i.c.s.). Dubbi sull’autografia della dedica che accompagna il manoscritto veneziano, e in favore della nota apposta sul codice parigino (Bibl. Nationale, Lat. 3348A) del Liber contemplationis («Ego Raymundus Lul do librum istum conventui fratrum de Cartusia Parysius»), sono stati espressi da Gabriella Pomaro, «Licet ipse fuerit, qui fecit omnia: il Cusano e gli autografi lulliani», in Ramon Lull und Nikolaus von Kues: eine Begegnung im Zeichen der Toleranz. Raimondo Lullo e Niccolò Cusano: un incontro nel segno della tolleranza, a cura di E. Bidese, A. Fidora e P. Renner, Turnhout 2005, pp. 175-204, p. 186.
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