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Natalia Ginzburg fra la scoperta della vocazione teatrale e l’esigenza di descrivere la problematicità del quotidiano e dell'intimismo domestico: l’esempio di Ti ho sposato per allegria

    1. [1] University of Ain Shams
  • Localización: Acme : annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Milano, ISSN 0001-494X, Vol. 75, Nº. 2, 2022, págs. 273-292
  • Idioma: italiano
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  • Resumen
    • italiano

      L’intento del presente studio è gettare maggiore luce sull’opera drammaturgica di Ginzburg, tenuta a lungo in ombra rispetto al resto della sua produzione letteraria, per collocarla all’interno della drammaturgia italiana, cercando di capire come avviene il suo esordio a teatro. Si prende in esame la prima opera drammaturgica della scrittrice Ti ho sposato per allegria che dà avvio a un’attività di autrice teatrale talmente intensa, che copre il periodo dal 1965 al 1991. Lo studio evidenzia come il teatro per la scrittrice sia la continuazione della vena narrativa con altri mezzi e la possibilità di dare voce a punti di vista diversi. Inoltre si cerca di spiegare perché il teatro dell’autrice sia definito ‘di parola’ o ‘della chiacchiera’ e per quale motivo l’uso delle didascalie nei suoi drammi sia limitato. Si arriva a constatare che il suo è un teatro-cronaca che tende a processare il presente in chiave domestica.

    • English

      The purpose of this study is to shed some light on Ginzburg’s dramaturgical work to place it within the Italian dramaturgy, trying to understand how her debut in the theater takes place. The first dramaturgical work of the writer I married you for joy is examined, which gives rise to such an intense activity as a theatrical author, which covers the period from 1965 to 1991. The study shows that the theater for Ginzburg is the continuation of the narrative vein with other means and the possibility of giving voice to different points of view. It also tries to explain why Ginzburg’s theater is defined as ‘Word Theatre’ or ‘Theatre Chat’ and why the use of scene headings in her plays is limited. At the end of the essay we can understand that Ginzburg’s theater is a chronicle theater that tends to process the present in a domestic key.


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