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Intrecci inattesi: giustizia e virtù in Abelardo ed Irnerio

  • Autores: Andrea Padovani
  • Localización: Rivista internazionale di diritto comune, ISSN 1120-5695, Nº. 33, 2022, págs. 35-57
  • Idioma: italiano
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  • Resumen
    • English

      While in juvenile works Abelard’s meditation on justice was inspired by Cicero, the writings composed in mature and old age are deeply influenced and moulded after the definition offered by Justinian (Inst. 1.1 and D.

      1.1.10). The outcome is the display of a doctrine combining the roman sources and Boethius’s thought as expounded in the commentary to Aristotle’s Cathegories. In their structure and terminology Abelard’s last works – and mainly the Sententiae – consist with the text exhibited by that Exordium Institutionum which recollects and retakes in a coherent way theories expressed in irnerian glosses. As far as Abelard had been possibly inspired by such influential models, he nevertheless stands out of Irnerius’s legacy (and ancient tradition as well) when he deals about virtues in general. Listing them, he omits prudence, conceived as an act of intellect, not of will. A perspective maintained from the very first works until the last ones. Summing up, the converging views expressed by Abelard and Irnerius – at least on a crucial issue like justice – propounds new and stimulating questions about the mutual relations between parisian and bolognese cultural environments in the twelfth century.

    • italiano

      Mentre nelle opere giovanili la riflessione di Abelardo sulla giustizia si ispira agli scritti di Cicerone, nelle ultime essa è plasmata e determinata in profondità dalla definizione che ne offre Giustiniano ad Inst. 1.1.

      e D. 1.1.10. Ne scaturisce una dottrina che accoglie ed integra in sé spunti teorici esposti da Boezio nel commento alle Categorie di Aristotele. L’esito di questa riflessione corrisponde sorprendentemente al testo dell’Exordium Institutionum che raccoglie ed espone in veste organica il pensiero espresso da Irnerio intorno alla giustizia. Se è probabile che Abelardo traesse ispirazione, in merito, da modelli dottrinali di ascendenza bolognese e irneriana in particolare, si deve pur sottolineare il fatto che, laddove egli si occupa delle virtù in generale, egli si distingue da Irnerio e comunque dall’opinione tradizionale escludendo dal loro novero la prudenza. Prospettiva cui Abelardo resta tenacemente fedele dai tempi delle prime opere di logica fino alla maturità. Dall’accostamento di questi due grandi protagonisti della storia intellettuale del XII secolo emerge l’immagine di due mondi – quello parigino e bolognese – che si conoscono e si confrontano in maniera del tutto originale sui temi più alti dell’etica e della convivenza civile.


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