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Resumen de Canti e preghiere dal siddur giudeo-provenzale (Ms. Leeds, Brotherton Library, Roth 32): considerazioni linguistiche e stilistiche

Erica Baricci

  • English

    Ms. Brotherton Library (Leeds) Roth 32, copied in Avignon during the XV century, is the only witness of a Judeo-Provençal siddur, the daily and festival Jewish prayer-book. It represents an important source of information not only for the liturgy adopted by XV-century Provençal Jews, but also for Judeo-Provençal language. In this essay, I provide the edition of some unpublished songs and prayers from ms. Roth 32 and I carry out some hypothesis concerning this specific variety of Judeo-Provençal. In particular, I examine the method of translation from Hebrew to Judeo-Provençal, explaining the meaning of some rare or otherwise unattested words: they are neologisms, loanwords (even from Judeo-Arabic)and terms otherwise attested only in Modern Provençal. I also consider the relationship between Judeo-Provençal, as it is attested in the siddur – i.e. the “scholastic” Judeo-Provençal – and some hints of the Provençal which was spoken by XV century Provençal Jews, in order to evidence the diaphasic complexity of this language. Finally, I compare the Judeo-Provençal translation of the Šema‘ Israel to the Judeo-Italian one, in order to introduce new linguistic data in the debate concerning the possible (Judeo-Latin?) common tradition underlying the Judeo-Romance translations of the Bible and the Siddur.

  • italiano

    Il ms. Roth 32 della Brotherton Library di Leeds, redatto in Provenza alla fine del 1400, è l’unico testimone noto di un siddur (libro ebraico di preghiere) in giudeo-provenzale. Esso costituisce un’importante fonte di informazioni sia sul rito degli ebrei di Provenza nel XV secolo, sia sulla lingua giudeo-provenzale. In questo articolo presento l’edizione di alcuni canti e preghiere conservati nel ms. Roth 32, finora inediti e, sulla base del materiale linguistico offerto, formulo alcune considerazioni di carattere linguistico e stilistico su questa specifica varietà di provenzale. In particolare, analizzo il metodo di traduzione dall’ebraico al giudeo-provenzale, chiarendo il significato di termini rari o non attestati nel provenzale “cristiano” coevo: talvolta si tratterà di neologismi, talvolta di prestiti (persino dal giudeo-arabo), talvolta di termini attestati finora solo nel provenzale moderno; inoltre, considero il rapporto tra il giudeo-provenzale “scolastico” riflesso nel siddur e qualche spia della lingua parlata dagli ebrei dell’epoca, per mettere in evidenza la complessità diafasica di questo idioma. Infine, opero un confronto tra le traduzioni giudeo-provenzale e giudeo-italiana dello shema‘ Israel per trarre qualche considerazione sull’annosa questione che riguarda la comune tradizione delle traduzioni giudeo-romanze e la loro eventuale origine giudeo-latina. 


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