La Corte EDU ha ritenuto insussistente la violazione dell’art. 6, par. 2 (presunzione di innocenza), e dell’art. 10 (libertà di espressione) CEDU, in un caso riguardante la condanna civile dell’autore di un libro per due espressioni ritenute diffamatorie dai giudici italiani. Nel suo libro, il ricorrente ha ricostruito i fatti precedenti all’esecuzione sommaria di 43 prigionieri appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana (episodio noto come “strage di Rovetta”) e ha sovrapposto il racconto storico a ricordi intimi e personali legati alla sua vita familiare. Assolto nel giudizio penale in primo grado, è stato ritenuto civilmente responsabile a seguito dell’impugnazione presentata dalle parti civili. La Corte Edu ritiene che i giudici nazionali non abbiano utilizzato termini idonei a rimettere in discussione l’assoluzione del ricorrente (pronunciata in primo grado) e che le sentenze emesse dalla Corte d’appello e dalla Corte di cassazione non abbiano causato alcuna violazione della sua presunzione di innocenza. La Corte afferma che l’ingerenza nella libertà di espressione del ricorrente non è stata sproporzionata e che la sua condanna civile non ha rivelato alcuna apparenza di violazione dell’art. 10 CEDU. Si osserva, in particolare, che il libro, che unisce le memorie personali del suo autore ed elementi risultanti dalla sua ricerca archivistica, si inserisce in uno specifico filone di ricerca storica definito “micro-storia”; aspetto del quale i giudici nazionali hanno tenuto conto nella loro valutazione del libro. Quanto alle due espressioni in questione, la Corte ritiene che la prima non sia giustificata da un interesse pubblico e che la seconda non aggiunga alcun elemento ulteriore alla ricostruzione dei fatti relativi alla “strage di Rovetta”.
The European Court of Human Rights held, unanimously, that there had been no violation of Article 6 § 2 (presumption of innocence) of the European Convention on Human Rights and no violation of Article 10 (freedom of expression). The case concerned a finding of civil liability against the author of a book on account of two sets of remarks deemed by the Italian courts to be defamatory. The book included a reconstruction of the events preceding the summary execution of 43 captured soldiers of the Italian Social Republic (an episode known as the “strage di Rovetta”). The historical account was overlaid with the author’s private and personal recollections centred on his family life. The applicant was acquitted in the criminal proceedings at first instance but was found civilly liable following an appeal by the civil parties. The Court held that the domestic courts had not used language liable to cast doubt on the applicant’s acquittal at first instance, and that the judgments of the Court of Appeal and the Court of Cassation did not disclose any breach of his right to be presumed innocent. In the Court’s view, the interference with the applicant’s freedom of expression had not been disproportionate and the finding of civil liability against him did not disclose any appearance of a violation of Article 10 of the Convention. It observed in particular that the book, which combined the author’s personal recollections with material obtained through his research in the archives, fell into a specific category of historical research known as “microhistory”. The domestic courts had taken this aspect into consideration in their assessment of the book. As to the two sets of remarks, the Court found that the first was not justified in the public interest and that the second did not add anything to the reconstruction of events surrounding the “strage di Rovetta”.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados