Carlo Dionisotti non ha mai dedicato un saggio monografico a Dante, ma ne ha studiato la Varia fortuna, in pagine che equivalgono a una verifica, nella cultu-ra italiana, su una parte che sente essere la sua. Esaminando i saggi dionisottiani dedicati al mito e alla presenza di Dante, dal Trecento di Benvenuto da Imola al Novecento delle avanguardie e di Cesare Pavese, l’articolo intende mostrare la per-tinenza dantesca di due formule ricorrenti ed emblematiche della prosa critica e della militanza civile di Dionisotti, «Giustizia e libertà», e il motto dialettale «Pietà l’è morta»
Carlo Dionisotti has never dedicated a monographic essay to Dante, but he has studied the Varia fortuna, in pages that are equivalent to a verification, within the Italian culture, on a part that he feels to be his own. By reviewing Dionisotti’s pa-pers dedicated to Dante’s myth and presence, f rom the 14th century of Benvenuto da Imola to the 20th century of the avant-gardes and Cesare Pavese, the article aims at showing the Dantesque pertinence of two reoccurring and emblematic formu-las of Dionisotti’s critical prose and civil militancy, “Giustizia e libertà” ( Justice and Freedom) and the dialectal motto “Pietà l’è morta” (mercy is dead)
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