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La morte patologica. Riflessioni a partire da Eugène Minkowski

    1. [1] Universidad Federal de Juiz de Fora
  • Localización: Revista de filosofía Aurora, ISSN-e 2965-1565, ISSN 2965-1557, Vol. 31, Nº. 53, 2019, págs. 442-460
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • The Pathological Death. Reflections from Eugène Minkowski
  • Enlaces
  • Resumen
    • English

      If we think of thepassing of time and at a movement that participatesin our daily life, death denied us forever this possibility. In living systems,the time serves as an organizer of the body's vital situation. Metabolic and vital functions are accomplished through the precise and relentless scanning of biological rhythms (consider the time of molecular reactions, the heart rate, respiration). Death implies the disintegration of that notion of time. The time of death is no longer the time of life, which builds and organizes. The time of death destroys and frays the unity of our existence in the fragments of a puzzle which cannot longer be reassembled. But death is not something merely individual, as thepsychiatrist Eugene Minkowskiha observed in Le temps vécu(1933). Death brings down the curtain on our life, onaffective kinships and friendly relations which have accompanied us throughout life. In this paper I show how Minkowskiis opening to a double conception of death: the death in the lived time, meaning the death as a natural event that imposesitselfon human life and its finitude, and the death of the lived time, which conversely implies the progressive decline or loss of the vital contact withthehuman existence.

    • italiano

      Se è nel tempo e attraverso il movimento che partecipiamo alla vita, la morte ci nega per sempre questa possibilità. Nei sistemi viventi il tempo funge da organizzatore della situazione vitale dell’organismo. Il metabolismo e le funzioni vitali si compiono infatti attraverso lo scandire preciso e incalzante di ritmi biologici (tempo delle reazioni molecolari, il battito cardiaco, la respirazione). Con la morte si verifica il disgregamento della nozione di tempo. Non si tratta più del tempo della vita che unisce, che coordina, che costruisce, che organizza. Il tempo della morte è un tempo che distrugge, che disgrega, che disorienta, che sfilaccia l’unità della nostra esistenza nei frammenti non più ricomponibili di un puzzle. Ma la morte non è un fatto solo individuale, osserva lo psichiatra Eugène Minkowski in Le temps vécu (1933). La morte, infatti, pone anche fine a tutte le relazioni di affetto, parentela e amicizia che ci hanno accompagnato durante la vita. Nell’articolo mostro come, a partire dalla riflessione di Minkowski, si possa parlare della morte da una duplice prospettiva di tempo vissuto: la morte come evento che impone una riflessione sulla finitudine umana, e come esperienza del vissuto individuale (morte nel tempo vissuto), oppure della morte patologica, la quale implica la morte del vissuto, ossia del contatto vitale costitutivo dell`esistenza umana.


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