Starting from the thought of Georg Simmel, Arnold Gehlen and Elias Canetti, the author analyzes the border as a line of metamorphosis of fear: a symbolic line on which fear and disorder are transformed into order and security. Understood in this way, a border not only ‘closes’, but also opens passages towards the outside, allowing the group to change and grow in the relationship with other groups. Politics governs this metamorphosis. For decades, however, this metamorphosis has been made difficult and often prevented by the neoliberal ideology, for which the market must govern politics, overriding it. This depoliticization of politics – linked to the globalization of market and goods – has been followed by an increase in the economic, social and existential fears of citizens, who more and more rely on the ‘antipolitical’ politics of populism, especially in the identitarian version. This anti-political politics has transformed borders into walls, that is, into not only symbolic, but often also material closures, both the effect and the cause of a widespread imagination full of xenophobia and racism that endangers democracy. To defend democracy, therefore, it is necessary to defend politics, both against populism and against the neoliberal ideology that is its cause, returning to making borders passages and thresholds.
A partire dal pensiero di Georg Simmel, Arnold Gehlen e Elias Canetti, l’autore analizza il confine come una linea di metamorfosi della paura: una linea simbolica su cui la paura e il disordine si trasformano in ordine e sicurezza. Così inteso, un confine non ‘chiude’ solo, ma anche apre passaggi verso l’esterno, consentendo al gruppo di modificarsi e crescere nel rapporto con altri gruppi. A governare questa metamorfosi è la politica. Da decenni questa metamorfosi è però resa difficile e spesso impedita dall’ideologia neoliberistica, per la quale il mercato deve governare la politica, esautorandola. A questa spoliticizzazione della politica – legata alla globalizzazione del mercato e delle merci – è seguito un innalzamento delle paure economiche, sociali ed esistenziali dei cittadini, che sempre più si affidano alla politica ‘antipolitica’ del populismo, in specie nella versione identitaria. Questa politica antipolitica ha trasformato i confini in muri, cioè in chiusure non solo simboliche, ma spesso anche materiali, tanto effetto quanto causa di un immaginario diffuso colmo di xenofobia e razzismo che mette in pericolo la democrazia. Per difendere la democrazia, dunque, occorre difendere la politica, sia contro il populismo sia contro l’ideologia neoliberistica che ne è la causa, tornando a fare dei confini passaggi e soglie.
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