The authors demonstrate that reducing Islam to an “all-encompassing essence”, as some Islamist and political discourses do, has the disadvantage of placing the debate on the register of ideology by depriving it of anthropological and historical data. They analyze the consequences of the mutation of traditional and institutional Muslim forms into increasingly individual and subjective choices, which lead to the best and the worst: if the world of work has proved to be a constitutive element of a new European Muslim theological production, which has elaborated a “Muslim social thought” open to pluralism, Europe is also seeing the growth of the foundations of an anti-social thought of Muslims who refer to Wahhabi ideology.
Gli autori sostengono che ridurre l’Islam a una "essenza totalizzante", come fanno alcuni discorsi islamisti e politici, ha lo svantaggio di portare il dibattito sul piano del dibattito ideologico, trascurando così aspetti antropologici e storici. Nel saggio sono analizzate le conseguenze della mutazione delle forme musulmane tradizionali e istituzionali in scelte che sono sempre più individuali e soggettive, con conseguenze ambivalenti: se il mondo del lavoro si è rivelato elemento costitutivo di una nuova produzione teologica musulmana europea, che ha elaborato un "pensiero sociale musulmano" aperto al pluralismo, l’Europa vede crescere anche le basi di un pensiero antisociale dei musulmani che fanno riferimento all’ideologia wahhabita.
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