The Council of Europe Convention on Offences Relating to Cultural Property (Nicosia, 2017), which is today in force for six States, aims to establish a uniform regime in a field where the prevention and suppression of the main crimes (illegal trafficking and destruction) presents several difficulties. In fact, the different attitude of States, including European States, as regards cultural property has its consequences also in criminal matters, depending on whether domestic legislation understands cultural property as the expression of the spiritual and cultural identity of a nation or as goods freely circulating in markets. As a result, the Nicosia Convention, together with provisions that establish uniform types of crimes and enhance cooperation in criminal matters among States parties, allows Parties to cast reservations that essentially nullify some of its main obligations and contains some provisions that seem inadequate to ensure a sufficient deterrent effect.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sui reati relativi ai beni culturali (Nicosia, 2017), oggi in vigore per sei Stati, si propone instaurare un regime uniforme in materia penale in un settore dove la prevenzione e repressione dei principali reati (traffico illegale e distruzione) presenta particolari difficoltà. In realtà, si riflette anche in materia penale il diverso atteggiamento che hanno gli Stati (compresi gli Stati europei) in materia di beni culturali, a seconda che la propria legislazione intenda prevalentemente tali beni come l’espressione dello spirito e dell’identità di una nazione oppure come merci liberamente circolanti sui mercati. Di conseguenza, la Convenzione di Nicosia, accanto a norme che prevedono tipi uniformi di reato e che favoriscono la cooperazione in materia penale tra gli Stati parte, ammette anche la possibilità di fare riserve che sostanzialmente vanificano alcune dei suoi principali obblighi e contiene alcune disposizioni insufficienti a garantire un adeguato effetto deterrente.
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