La sentenza della Corte costituzionale n. 260 del 2020 concerne una delicata questione di confine: la preclusione del rito abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo (introdotta nuovamente con la legge n. 33 del 2019) è, da un lato, espressione della discrezionalità legislativa ma, dall'altro, allontana il nostro sistema sanzionatorio dal vólto costituzionale che dovrebbe ispirare la politica criminale. Questioni di tal genere sembrano essere sempre più frequenti e possono porre la Corte costituzionale in qualche difficoltà. La decisione commentata rivela al riguardo un apprezzabile equilibrio.
In its judgment n. 260/2020, the Italian Constitutional Court delves into a borderline thorny issue, i.e. the exclusion of summary proceedings (“rito abbreviato”) for crimes punishable with a life sentence (Law n. 33/2019). On the one hand, such exclusion is an expression of legislative discretion but, on the other, it undermines those constitutional features that should inspire criminal policies. Issues of this kind seem to be increasingly more frequent and can put the Constitutional Court in a difficult position. That said, the Court strikes a wise balance in its judgment.
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