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L’articolo 583 bis c.p. un illecito compiuto in nome della religione?

    1. [1] Università di Roma Tor Vergata
  • Localización: Rivista di criminologia, vittimologia e sicurezza, ISSN-e 1971-033X, Vol. 3, Nº. 2, 2009, págs. 60-67
  • Idioma: italiano
  • Enlaces
  • Resumen
    • English

      Mutilations of female genital organs are a particularly difficult issue. That is the reason why it occupies historical, anthropological and medico-legal research.

      So the present article considers the situation in all these aspects together with the provisions introduced by Law n. 7, 9/1/2006 and article 583 bis of the Criminal Code for the Protection of the rights of women being mutilated.

      Indeed we believe that the mutilations are real and cause personal psychic injury. The custom of mutilation has nothing to do with religious beliefs, but is the product of old social prejudices against women, as an individual.

    • français

      Les MGF (mutilations génitales féminines) sont un sujet particulièrement difficile, lié aux vieilles croyances religieuses.

      C’est pour cette raison que j’ai voulu tout d’abord analyser quelques recherches antropologiques, historiques, médicolégales et juridiques sur cet argument. En suite, j’étudie ce thème sous différents aspects en prenant aussi en considération la loi italienne n° 7, 9/1/2006 et l’article n° 583 bis du Code Pénal qui a pour but celui de sauvegarder les droits inaliénables de la femme faisant l’objet d’une mutilation.

      En effet les mutilations sont des vraies lésions physiques et psychiques qui n’ont aucun lien avec les croyances religieuses mais qui proviennent de vieux préjugés sociaux envers la femme en tant qu’individu.

    • italiano

      Le mutilazioni degli organi genitali femminili rappresentano un tema tristemente attuale legato per “comodità” alle credenze religiose più arcaiche.

      Per questo motivo, l’articolo ha voluto, da subito, volgere uno sguardo, seppur breve, all’analisi antropologica, storica e medico-giuridica dell’argomento per poi considerare la legge n. 7 del 9/1/2006 (che ha attuato i principi della Dichiarazione e del Programma della IV Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne - Pechino 1995, nonché le disposizioni degli artt. 2,3,32 della nostra Costituzione - tutelando le donne vittime di questo sopruso e dichiarando reato ogni “lesione o mutilazione genitale femminile, provocata in assenza di esigenze terapeutiche, al fine di condizionamento sessuale”, punibile con detenzione da 6 a 12 anni ) e l’art. 583 bis c.p. con il quale si è venuti ad applicare la linea “dura” per tutelare la salute e la dignità della donna sottoposta a mutilazione.

      In realtà, nel caso delle mutilazioni genitali femminili è chiaro come ci troviamo di fronte ad atti imposti su minori, atti che provocano danni fisici e psichici - qualificabili, ai sensi del nostro codice penale, come lesioni - atti che costituiscono una vera e propria violenza con conseguenze a volte irreversibili sul piano psichico e fisico e che oggi hanno ben poco a che fare con delle giustificazioni religiose, ma sicuramente con costumi vetusti e colmi di pregiudizi.


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