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Resumen de La Novella di Bonaccorso di Lapo: una spicciolata nella Firenze del tardo Trecento

Giulio Vaccaro

  • English

    The anonymous Novella di Bonaccorso di Lapo is transmitted by nine manuscripts. The main feature of the story is the wide circulation in print, unlike the others 14th and 15th century ‘novelle’. The princeps was printed in 1516, at the end of the Giunti edition of the Decameron. It appeared together with the 15th century short stories of Bianco Alfani and Grasso Legnaiuolo. From here it passed to various 16th century editions (including the aldina of 1522). In the second half of the century, the Novella di Bonaccorso was joined in the edition of the Novellino edited by Vincenzio Borghini, linking its fortune to that of the ancient sylloge during the following centuries. Tommaseo-Bellini in fact mentions the novella as belonging to the Novellino. The first modern edition was published in 1866 by Antonio Cappelli in the series “Scelta di curiosità letterarie inedite o rare”. However Cappelli issued the version preserved in the late Estense manuscript, considerably different from the vulgata for changes to the text, expansions to the biography of the protagonists of the story, and addition of a prologue to the text).

    One of the most interesting aspects of the work is the frequent appearance and succession of historically identifiable characters and facts: Bonaccorso di Lapo (who was one of the Captains of the Parte guelfa), Andrea di Segnino (partner of Bonaccorso and recognised leader of the Parte guelfa); the carder Scatizza (named only in the ms. Magl. VI.151, most authoritative and oldest witness of the tradition), in 1382 sentenced to death by the Municipality of Florence, and Giovanni Boccaccio, who was to host in his house in Certaldo the main character of the ‘novella’, Giovanni Alliberti, of whom he appreciated the eloquence and the culture.

    From the ecdotic point of view, on the other hand, the ‘novella’ clearly shows the typically active status of the tradition: a progressive distancing from an original (and almost coeval to the narrated events) narrative nucleus is shown.

    This contribution offers a study of the tradition and a commented edition of the novel.

  • italiano

    L’anonima Novella di Bonaccorso di Lapo è tradita da nove manoscritti. A differenza di molte altre spicciolate tardo tre e quattrocentesche, ebbe anche una larga diffusione a stampa, a partire dal 1516, quando apparve insieme alle più tarde novelle del Bianco Alfani e del Grasso Legnaiuolo in calce all’edizione giuntina del Decameron, da cui transitò a varie edizioni cinquecentesche (compresa l’aldina del 1522). Nella seconda metà del secolo, essa confluì nell’edizione del Novellino curata da Vincenzio Borghini, legando dunque la propria sorte a quella dell’antica silloge durante i secoli successivi. Nel 1866 Antonio Cappelli pubblicava nella collana della «Scelta di curiosità letterarie inedite o rare» la versione conservata nel tardo manoscritto Estense, considerevolmente diversa da quella vulgata.

    Uno degli aspetti più interessanti dell’opera è il continuo affacciarsi e rincorrersi di personaggi e fatti storicamente identificabili, a partire dallo stesso Bonaccorso di Lapo (che fu uno dei Capitani di Parte guelfa); fino a Andrea di Segnino (socio di Bonaccorso nella novella e leader indiscusso della Parte guelfa); al cimatore Scatizza (nominato nel solo manoscritto Magl. VI.151, testimone più autorevole e più antico della tradizione), nel 1382 condannato a morte dal Comune di Firenze; fino a Giovanni Boccaccio, che avrebbe ospitato nella casa di Certaldo Giovanni Alliberti, di cui apprezzò la facondia e la cultura.

    Dal punto di vista ecdotico la novelletta ben mostra lo statuto tipicamente attivo della tradizione delle novelle spicciolate, in cui si nota un progressivo allontanamento da un nucleo narrativo originario e pressoché coevo agli eventi narrati.

    Il contributo offre un inquadramento della tradizione e l’edizione commentata della novella.


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