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Resumen de D. T. Suzuki e Swedenborg. Una introduzione

Federica Sgarbi

  • Il filosofo giapponese Daisetsu Teitarō Suzuki (1870–1966) è noto per i suoi contributi circa il buddhismo zen e per l’intensa opera di divulgazione di esso in Occidente. Tuttavia, esiste un campo d’indagine ch’egli coltivò assiduamente, alquanto trascurato in termini di ricerca: quello relativo al mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688–1772). Suzuki fu un devoto estimatore dell’autore europeo: identificava nelle sue opere un valido punto di riferimento per il superamento della profonda crisi spirituale, dilagante nel Giappone di fine ‘800. Egli, pertanto, si prodigò per la diffusione di tali opere, sia attraverso la traduzione in lingua giapponese da lui stesso curata, sia tramite i suoi scritti. Essi offrono, in termini di ricerca, contributi originali in tema di filosofia e storia della religione e un’inedita interpretazione della figura di Swedenborg, nota forse più per la critica mossagli da Kant che per i contenuti in ambito teologico.

    Il presente articolo mira ad introdurre tali contributi, ripercorrendo la vita e le opere del mistico svedese, con specifico riferimento alle analogie che Suzuki individuò tra il pensiero di Swedenborg e quello buddhista.


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