The European Court for the Human Rights condemns Italy, once again, because of its well-known problem of the excessive duration in its proceedings and, doing so, gives some interesting insights on two more topics: on one hand, the Inadequacy of the so called “legge Pinto” which inadequately equips the victim to meet the requirements of article 13 ECHR, since it does not grant everyone’s right of an effective remedy; on the other hand, there is the problem of the right of access to a Court (Art. 6, §1, ECHR), considering the more recent developments of the “two avenues test”, the principle applied to determine if the existence of other ways to obtain a response from a Court about one’s right in enough to deem the national law compliant to the European Convention.
La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna ancora l’Italia per l’ormai ben noto problema dell’eccessiva ed irragionevole durata dei procedimenti e, nel farlo, vengono offerti interessanti spunti di riflessione su due problemi ulteriori: da un lato, l’impotenza processuale della persona offesa e l’inadeguatezza della legge c.d. Pinto, tale da essere ritenuta incompatibile con l’art. 13 CEDU in quanto non garantisce sufficientemente il diritto di tutti ad un ricorso effettivo; dall’altro lato, si trova invece la questione del diritto d’accesso ad un tribunale di cui all’art. 6, par. 1, CEDU al netto degli ultimi approdi in tema di “two avenues test”, il criterio sulla base del quale valutare se la sussistenza di una modalità alternativa per far valere la propria pretesa civilistica valga a ritenere l’ordinamento nazionale adeguato al principio convenzionale.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados