The contribution aims to investigate the presence of Domitius Marsus within Mar-tial’s work, advancing hypotheses about the role of mediation held by the Augustan poet in the history of the Latin epigram. Martial’s corpus often includes significant quotes highlighting Martial’s progressive identification with his predecessor, suggest-ing that Marsus did not hesitate to look for unique new poetic solutions. As a result, his poetry was highly experimental, in terms of both form and content: alternating between a lighter approach and a more serious, committed one, Marsus represented a clear reference point for Martial, both for his fluid and open interpretation of the epi-grammatic genre, as well as for his ability to compose an epigram worthy to fulfil the celebration of power, just like “major” poetry. It could also be argued that Marsus of-fered a considerable contribution particularly to the development of the epigramma longum, moving away from the callimachean principle of brevitas while remaining faithful to his “minor Muse”.
Il contributo si propone di indagare la presenza della figura di Domizio Marso all’interno dell’opera di Marziale, avanzando delle ipotesi in merito al ruolo di mediazione esercitato dal poeta augusteo nella storia dell’epigramma latino. Le frequenti e significative menzioni nel corpus marzialiano, che evidenziano una progressiva identificazione di Marziale con il suo antecedente, suggeriscono che Marso, prendendo le mosse dal modello catulliano, non abbia esitato a ricercare soluzioni poetiche nuove e originali, facendosi autore di una poesia improntata a un forte sperimentalismo, nelle forme e nei contenuti: fu ora poeta leggero e ora impegnato, rappresentando per Marziale un esplicito punto di riferimento, sia nell’interpretazione fluida e aperta del genere epigrammatico, sia per la capacità di comporre un epigramma degno, non meno della poesia “maggiore”, di adempiere alla celebrazione del potere. È possibile ipotizzare, inoltre, che Marso abbia offerto un rilevante contributo, in particolare, nello sviluppo dell’epigramma longum, discostandosi dal principio callimacheo della brevitas ma pur sempre mantenendosi fedele alla sua “Musa minore”.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados