Sono ormai decine e decine i documenti che circolano in università, ministeri, comuni per invitare a usare una lingua inclusiva, che non rimanga pigramente appiattita sul maschile sovraesteso. Un fermento che si scontra con l’ostilità di una parte del mondo intellettuale, anche di sinistra, che si arrampica sugli specchi pur di non mettere in discussione le proprie abitudini, i propri pregiudizi e i propri privilegi. La testimonianza di una maîtresse de conférences.
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