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Dal socio leone all’agnello sacrificale? Considerazioni sulla clausola di recesso a prezzo definito

  • Autores: Nicola De Luca
  • Localización: Banca Borsa Titoli di Credito: rivista di dottrina e giurisprudenza, ISSN 0390-9522, Vol. 74, Nº. 3, 2021
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • italiano

      Il Tribunale di Roma afferma che in una società per azioni non è consentito derogare al criterio di legge di determinazione del valore di recesso delle azioni, e prevedere che ai soci recedenti spetti una somma pari alla frazione di capitale sociale corrispondente alle azioni. Infatti, il criterio di legge, che esige la valutazione al valore effettivo, non può essere derogato in senso peggiorativo per gli azionisti, a nulla rilevando che ciò possa costituire, inoltre, un disincentivo all’esercizio del recesso. La nota di commento si sofferma in particolare sulle peculiarità del caso, dovute all’emissione di azioni privilegiate, automaticamente convertibili in ordinarie a data fissa, con un privilegio consistente in un dividendo garantito e nell’esenzione dal concorso alle perdite. Per l’analisi della sentenza viene ricordato il nuovo corso della giurisprudenza in materia di divieto del patto leonino ed esaminate le ragioni che potrebbero giustificare una clausola di rimborso di azioni a valore nominale, senza tuttavia potersi ammettere un’equiparazione alle obbligazioni.

    • English

      The District Court, Rome, holds that, in case of withdrawal of shareholders from a company, the shares must be reimbursed at their real value, not at nominal value, this being the mandatory criterion set out by the law. The legal criterion may not be derogated by the company’s constitutional documents in a way that negatively affects the shareholders, not only (but also) because it would hinder the ability of shareholders to fully enjoy of the right of withdrawal (exit). The comment explains the peculiarity of the case, where a company had issued preferred shares to be automatically converted into common ones at fixed expiry date, unless the shareholders would prefer to withdraw: the preference rights of such shares consisted in minimum granted dividends to be paid annually and in the timely exemption from losses (a seniority privilege). The decision is further analysed in relation to the new trend of the Supreme Court concerning leonine clauses and pointing out the reasons for introducing a clause permitting the reimbursement of shares at nominal value, which, however, cannot make shares equivalent to debentures or corporate bonds.


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