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La storia della critica a Beppe Salvia: il costituirsi di un mito

  • Autores: Simona Bianco
  • Localización: Studi Novecenteschi, ISSN 0303-4615, Nº. 100, 2020, págs. 377-395
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • The history of criticism of Beppe Salvia: the creation of a myth
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • italiano

      Il saggio percorre la storia della critica all’opera letteraria del poeta Beppe Salvia, nato a Potenza nel 1954 e attivo a Roma, in particolare nell’alveo delle riviste «Prato pagano» e «Braci», fino alla morte nel 1985. Nell’intervento si mette in luce come la condizione postuma della ricezione degli scritti salviani – editi in raccolta, studiati e commentati interamente post mortem – abbia favorito il costituirsi di atteggiamenti critici e percorsi interpretativi tesi alla ‘mitizzazione’ del poeta, elevato biograficamente e artisticamente a emblema di una generazione e modello di quei tratti (quali la ‘chiarezza’ e il ‘ritorno alla Lingua’) caratteristici della cosiddetta ‘Scuola Romana’. Parallelamente, la progressiva diffusione dell’opera di Salvia e il crescente interesse a lui dedicato anche fuori dalla Capitale hanno reso possibile un sempre maggiore distacco della critica dalle vicende biografiche del poeta e accresciuto l’attenzione per gli elementi di originalità della sua scrittura (quali l’esistenza di un ‘doppio poetare’, denunciato da bipolarità contenutistiche e formali, e l’importanza degli aspetti fonici e ritmici insiti nell’oltranza delle figure di suono e di ripetizione), aprendo la strada ai futuri approfondimenti sull’opera di un autore unanimemente considerato tra i più significativi del secondo Novecento.

    • English

      This essay covers the history of criticism of Beppe Salvia’s literary work; the poet was born in Potenza in 1954 and was active in Rome, especially with the magazines «Prato pagano» and «Braci», until his death in 1985. This work studies how the posthumous condition of the reception of Salvia’s poetry – published in plaquette, studied and commented entirely post mortem – has favoured some critical attitudes and interpretative paths tended to the ‘mythization’ of the poet. As a consequence, he was biographically and artistically elevated to emblem of a generation and model of those traits (such as ‘clarity’ and ‘return to Language’) characteristic of the so-called ‘Scuola Romana’. At the same time, the diffusion of Salvia’s work and the growing interest dedicated to him even outside the Capital have made possible the progressive distancing of critics from the poet’s biographical events and increased the attention to the peculiar elements of his writing. Among these aspects we can highlight the existence of a ‘double poetry’, denounced by bipolarity in content and form, and the importance of phonic and rhythmic aspects, evident in the abundance of the figures of sound and repetition. This critical attitude paves the way for future insights on an author unanimously considered among the most significant of the late twentieth century


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