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Resumen de I caratteri speciali dell’amministrazione delle banche negli Stati Uniti. La discussione delle ragioni, la ricerca degli strumenti

Giovanni Petroboni

  • English

    This work provides an extensive review of the U.S. contemporary literature about the extent to which the law applicable to bank directors departs from the principles, and the rules, of general corporate law. While the article considers various features of the office of director (duties, liability towards the company, skills, time commitment, etc.), it does not deal with remuneration.

    The essay begins showing how carefully most U.S. scholars discuss the reasons which support a special corporate law for bank directors. Some remarks are known in the literature (such as financial fragility of banks, or the heavy socio-economic consequences of their bankruptcy), but others are less (such as the specific implications, in a bank, of shareholders’ activism).

    The article then focuses on the tools (of either judicial, or legislative, or regulatory, nature) which might be suitable, and adequate, to better regulate banks and their peculiarities. Two are, in this view, the main lines of investigation.

    Major attention is given to directors’ fiduciary duties: a wide spectrum of opinions is reported. Some scholars discuss some consolidated principles of general corporate law (such as the Caremark doctrine) in order to deduce, from them, any special rules for financial institutions. Others get the conclusion that, when a bank is concerned, some features of the traditional theoretical framework of directors’ duties — such as the maximization of shareholders’ value — should be reconsidered, and definitely abandoned. But other opinions are also reported.

  • italiano

    Il lavoro fornisce un’articolata review della letteratura statunitense contemporanea a proposito dei profili di specialità del regime applicabile agli amministratori di società bancarie nel confronto con quelle di diritto comune: nel regime vigente e, soprattutto, in prospettiva evolutiva. Pur nel quadro di un’analisi dedicata a vari temi (doveri, responsabilità civile, competenze professionali, disponibilità di tempo), esso non tratta dei problemi legati alla remunerazione.

    L’articolo dà innanzitutto atto dell’attenta ricostruzione, che diversi autori di quell’ordinamento compiono, delle ragioni che giustificano una disciplina societaria derogatoria rispetto a quella generale: dalla fragilità patrimoniale di tali imprese, alle implicazioni socio-economiche di un loro eventuale default, sino al peculiare atteggiarsi, in dette realtà, delle manifestazioni di attivismo azionario.

    Esso si sofferma, poi, sull’analisi dei vari dispositivi (giurisprudenziali, legislativi, regolatori) che sono (o potrebbero essere) più idonei per meglio riflettere le peculiarità delle banche. Due sono, in tale prospettiva, i principali filoni d’indagine.

    Il primo attiene ai doveri fiduciari degli amministratori e abbraccia un ampio spettro di posizioni: da quelle che, pur muovendo da principi consolidati del corporate law generale (come la dottrina Caremark), cercano di ritagliare regole specifiche per le istituzioni finanziarie, sino a quelle che propongono di superare senz’altro, per lo meno per le banche di una certa dimensione, talune premesse di sistema della disciplina dei doveri degli amministratori e, in particolare, il principio di massimizzazione del valore per gli azionisti. Ma pure ulteriori opinioni sono oggetto di analisi.

    Il secondo filone, su un piano per così dire più strutturale, esamina in che misura possono essere utili, almeno per alcune categorie di banche, requisiti di selezione degli amministratori più stringenti e selettivi:

    in termini sia di professionalità, sia di disponibilità di tempo.

    Il lavoro conclude con alcune notazioni circa le ragioni di interesse del dibattito statunitense rispetto al corrispondente confronto di idee che, sui medesimi argomenti, si sta svolgendo in Europa.


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