Questo contributo esamina come uno dei uno dei “padri” fondatori dell’urbanistica italiana si sia confrontato nel corso della sua carriera con le esigenze del turismo balneare, e quale contributo abbia fornito a partire dalle riflessioni teoriche di età giovanile (gli scritti sul moderno albergo) e dal progetto di una colonia marina degli anni Trenta. Più tardi Piccinato elabora i programmi urbanistici di numerose città balneari, come Castellammare di Stabia nel 1936, Sorrento nel 1940, Pescara nel 1955, Lignano Sud nel 1961. Nel 1956 progetta poi il piano della città satellite di Ataköy, affrontando la sistemazione della fascia costiera mediante un articolato sistema di attrezzature balneari a servizio di ampie spiagge. È un interessante esempio di fusione tra spazio costruito e ambiente naturale, con cui l’architetto si impegna a definire un linguaggio unico, capace di rispondere a esigenze di ordine logico e razionale, e contemporaneamente lasciare ampio spazio alla libertà della forma organica. Viene così messo in luce un percorso coerente volto a dilatare l’opera dell’urbanista, con l’obiettivo di fornire soluzione a un numero sempre maggiore di casi, per coprire ogni parte del territorio e rendere la disciplina urbanistica una consuetudine connaturata a una società civile.
This paper aims to analyze how one of Italian planning “fathers” faces the demands of seaside tourism during his career, and what contribution he has provided starting from the theoretical reflections of his youth (the writings on the modern hotel) and from the project of marine colonies of the Thirties. Later Piccinato designed the master plan of many seaside towns, such as Castellammare di Stabia in 1936, Sorrento in 1940, Pescara in 1955, Lignano Sud in 1961. In 1956 Luigi Piccinato designs the plan of satellite city of Ataköy, and he faces the arrangement of the coast thanks to a complex system of bathing equipment in the service of wide beaches. It is an interesting example of the fusion between the built environment and the natural environment, with which the architect undertakes to develop a unique language, capable of responding to the logical and rational needs, and at the same time leaving enough space for freedom of organic form. The study shows a consistent path, face to dilate the planner work with the aim of providing a solution to a growing number of cases and places. The ultimate goal is to make the planning a habit ingrained in a civilized society.
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