Udine, Italia
Questo articolo riesamina alcuni aspetti della produzione artistica a Roma all'epoca del temporaneo ritorno di Urbano V, tra il 1367 e il 1370, dopo il lungo periodo di assenza del papato avignonese, e mette in luce l'impatto che questa produzione ha avuto nel secolo successivo. Il punto di partenza è lo studio di un'opera poco nota, che si conserva nel Museo Storico Artistico del Tesoro di S. Pietro, vittima della dominante dicotomia interpretativa Giotto o non-Giotto. Partendo da un diverso approccio metodologico, che pone l'accento sulla circolazione di committenti e artisti, e associando un'analisi tecnica e visiva al riesame delle fonti testuali, l'articolo pone questo dipinto in una nuova luce e offre nuove proposte sulla sua datazione, attribuzione, collocazione originaria e funzione. L'articolo mette inoltre a fuoco il contesto storico e il significato dell'opera, consentendoci di ripensare l'arte del Trecento romano attraverso la discussione del ruolo svolto dalla circolazione di committenti e artisti nella creazione di nuove forme. Questa discussione non solo contribuisce ad offrire una migliore comprensione dell'arte prodotta a Roma nel XIV secolo, ma serve anche a fornire nuovi spunti per chiarire le complesse origini e la natura dell'arte del Quattrocento.
This article reassesses artistic production in Rome at the time of the temporary return of Pope Urban V, between 1367 and 1370, after a lengthy period of absence of the papacy in Avignon, and offers new insights into the long-term impact of this production. It does so by starting from a thoroughly neglected artwork now in the Museo Storico Artistico del Tesoro di S. Pietro, a victim of the traditional interpretative dichotomy as either a work by Giotto or not. By taking a different methodological approach, which is to think in terms of movement of patrons and artists, and on the basis of combined technical/visual analysis and documentary sources, the article sheds new light on this painting, offering new proposals concerning its dating, attribution, original location and function. It then addresses its historical contextualization and significance, allowing us to rethink art in Rome in the fourteenth century by discussing the role that the circulation of patrons and artists played in creating new forms. This discussion not only contributes to a better understanding of the art produced in Rome in the Trecento but also throws some light on the very origins and nature of Renaissance art.
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