The essay, inspired by the conference organized by the University of Alcalà de Henares in December 2019 “Estándares laborales y responsabilidad de las empresas multinacionales. Desafíos en un mundo global”, examines the Italian legislation aimed at ensuring that multinational companies based in the State carry out trade on a fair basis, supervising the foreign subsidiaries, to ensure that they comply with the core labor standards established by the ILO and other international organizations.Unlike the legislation of other European countries, in Italy there are no statutory rules specifically aimed at achieving this result, perhaps becausethe widespread of undeclared work has forced the legislator to focus on the exploitation phenomena that occurwithinnational borders(even if the A. remarks that the transposition of the European directives on preventing and combating trafficking in human beings and against illegal immigrationhas not always been correctly done).Pending the development of a universally recognized rule of international law that prohibits the trading of any good, when it has been produced through the slave labor of other men, the A. focuses on the legislation concerningcommercial companies, on provisions regulatingprivate subcontracting and on European rules onfood trade, to check if the already existing norms on the matter do not allow the national judge, duly solicited, to repress exploitation that takes place abroad, by virtue of obligations assumed by each company towardsitsstakeholders and consumers
Il saggio, che prende spunto dal Convegno organizzato dall’Università di Alcalà nel dicembre del 2019 “Estándares laborales y responsabilidad de las empresas multinacionales. Desafíos en un mundo global”, esamina la legislazione italiana diretta a garantire che le imprese multinazionali aventi sede nello Stato realizzino scambi commerciali su una base equa, vigilando sulle società controllate estere, per assicurare che queste rispettino i core labour standards previsti dall’OIL e dalle altre organizzazioni internazionali.
A differenza della legislazione di altri paesi europei, manca in Italia una norma che imponga un obiettivo siffatto, forse a ragione del fatto che la vasta diffusione del lavoro sommerso ha imposto al legislatore di concentrarsi sui fenomeni di sfruttamento che si manifestano nei confini nazionali (anche se si rileva come la trasposizione delle direttive che hanno riguardo a questo obiettivo non sempre è correttamente avvenuta).
In attesa che venga a maturare una norma di diritto internazionale universalmente riconosciuta che faccia divieto di commerciare un qualunque bene, quando esso sia stato prodotto attraverso lo sfruttamento schiavistico di altri uomini, l’A. si concentra sulla legislazione relativa alle società commerciali, su quella che regola gli appalti privati e sulla disciplina europea del commercio alimentare, per verificare se le norme già esistenti in materia non consentano al giudice nazionale, opportunamente sollecitato, di reprimere lo sfruttamento che avvenga al di fuori dei confini nazionali, in virtù degli obblighi assunti dalle singole società nei confronti dei propri soci e dei consumato
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