An enthusiasm for cultural heritage, from the definition of land usage models to the evidence of its ¨exceptional nature¨, promote interest in a type of journey through it that is both physical and virtual. The region under consideration is ¨Val di Noto¨ (and in particular the center of Avola), an area reconstructed in a different location following a devastating earthquake. The location of the new Avola, like Noto, cannot be fully understood without first considering its connection to the ancient city where, buried amongst the ruins, we find other signs of the era that are equally as glorious. This binomial, still unbeknownst to cultural tourism flows, constitutes the focal point of a tourist route based on memory, suggesting a re-reading of urban history through its signs and fragments. At once both complex and stimulating, this enables us to organically connect a set of heterogeneous data, at times with infinite modifications in constant and unexpected transformation.
Una corretta fruizione del patrimonio culturale deve avviarsi a partire dalla definizione di model- li di uso del territorio che mettano in evidenza “l’eccezionalità” attivando l’interesse per un tipo di viaggio sia virtuale che reale. L’area presa in esame è quella del Val di Noto, e in particolare il centro di Avola, ricostruito dopo un devastante sisma in un sito diverso dall’originario. Il nuovo centro, come quello della vicina Noto, non può essere compreso appieno senza considerare il legame, inscindibile, con la città antica in cui giacciono sepolti tra le macerie le vestigia di un’epoca altrettanto gloriosa. Questo binomio, ancora oggi sconosciuto ai flussi turistici-culturali, costituisce il punto nodale di un itinerario della memoria, suggerendo una rilettura della storia urbana da attuarsi anche attraverso le sue tracce e i suoi frammenti, permettendo di mettere a sistema un insieme eterogeneo di dati, implementati e modificabili all’infinito, sempre in continuo mutamento.
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