L'articolo prende in esame la frase interrogativa che precede la profezia di Forese Donati nel canto XXIII del "Purgatorio": 'O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?'. Dopo aver passato in rassegna alcune interpretazioni recenti che ne fanno una domanda retorica di tipo fatico-riempitivo, comune nell'italiano di oggi ('Amico mio, che vuoi che dica?'), l'A. dimostra invece che il significato dell'interrogativa è strettamente connesso a costrutti fraseologici con 'volere che' + verbo al congiuntivo, esprimenti volontà, desiderio e intenzione, ben documentati nella "Commedia" e nel fiorentino dell'epoca di Dante.
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