Nel 1536 Veronica Gambara inviò a Pietro Aretino, su richiesta di quest’ultimo, un sonetto per Angela de’ Tornimbeni, moglie di Giannantonio Serena, la donna amata a quell’epoca dallo scrittore toscano. Il sonetto della Gambara, figura esemplare di vedova virtuosa, ebbe per l’Aretino una particolare importanza, in quanto utile a consacrare ‘castamente’ la sua relazione con una donna sposata. Significativa è anche la lettera con cui la Gambara accompagnava il sonetto, poiché ci informa che, a differenza di altri autori e autrici della sua generazione, la poetessa non rifiutò la possibilità di una pubblicazione dei propri componimenti, a lei proposta dallo stesso Aretino.
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