Attraverso la narrazione del sagrestano Martino, Tomizza in "La miglior vita" sviluppa un’epica di frontiera, ricostruendo le vicende collettive e individuali che si sono succedute per più di un secolo nel paese istriano di Radovani. Centrato sul rapporto spesso conflittuale tra liturgia e religiosità primordiale, il romanzo assume una sua coralità narrativa che parte dalla dimensione esistenziale per giungere a riflessioni sulla pratica della fede, sul rapporto tra religione e politica, sul valore testimoniale della letteratura.
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