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Sperimentalismo e cultura popolare italiana in Umberto Eco

    1. [1] Universidad Nacional de Córdoba

      Universidad Nacional de Córdoba

      Argentina

  • Localización: AdVersuS: Revista de Semiótica, ISSN-e 1669-7588, Nº. 35, 2018
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • Experimental Literature and Italian Popular Culture in the Works of Umberto Eco
  • Enlaces
  • Resumen
    • English

      Can a book become incarnate? Become “vegetal memory”? A living fragment of the collective cultural intellect? “Everyone turned around to look at Franti, and that infamous boy was smiling”. This is how (together with Joyce’s quotation on music-hall) Eco’s first collection of pastiches and parodies, Diario Minimo (Misreadings), is introduced, recalling the little scoundrel Franti in Edmondo De Amicis’s novel, Cuore (The Heart of a Boy): a book that formed at least half a century of Italians and that Eco calls to mind in one of his last (partly autobiographical) novels, The Mysterious Flame Of Queen Loana, to underline how a mere paper object had managed to educate whole generations on sacrifice, patriotism and war. Both in his narrative works and those of theoretical reflection, Eco exposes and deconstructs the devices of the “narrative machine”, and does so ―as it is very well known―with an all-embracing, semiotic look. Novels, comics, television programs, and songs become his fields for linguistic-textual experimentation to penetrate and throw light on contemporary culture. With regard to this comprehensive look, this work pays particular attention to Eco’s interest in music, an interest that―from Thema (Omaggio a Joyce) to Pippo non lo sa―has been an object of analysis in the literary parable of the Italian writer and a “pretext” for developing those themes so dear to him: memory, irony and laughter, the aesthetics of everyday life in pop culture.

    • italiano

      Può un libro incarnarsi? Divenire «memoria vegetale»? Essere frammento vivente dell’intelletto collettivo culturale? «Tutti si voltarono a guardare Franti. E quell’infame sorrise»: così si inaugura (insieme a una citazione di Joyce sul music-hall) la prima raccolta di pastiches e parodie di Eco, Diario minimo, ricordando il furfantello Franti del romanzo Cuore di Edmondo De Amicis: un libro che formò almeno mezzo secolo di italiani e che Eco riprende nel suo terzultimo romanzo, La misteriosa fiamma della regina Loana (in parte autobiografico), per sottolineare come un mero oggetto cartaceo fosse riuscito a educare al sacrificio, al patriottismo e alla guerra intere generazioni. Tanto nelle sue opere narrative quanto in quelle di riflessione teorica, Eco mette a nudo e decostruisce i congegni della «macchina narrativa», e lo fa ―com’è notorio― con uno sguardo omnicomprensivo, semiotico: i romanzi, i fumetti, i programmi televisivi, le canzoni diventano il campo di sperimentazione linguistico-testuale per addentrarsi nella cultura contemporanea e gettar luce su di essa. Di questo sguardo omnicomprensivo si è scelto qui di dedicare particolare attenzione all’interesse di Eco per la musica: un interesse che ―da Thema (Omaggio a Joyce) a Pippo non lo sa― è stato oggetto di analisi nella parabola letteraria dello scrittore italiano e un «pretesto» per sviluppare i temi a lui cari: la memoria, l’ironia e il riso, l’estetica del quotidiano nella cultura pop.


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