Il c.d. captatore informatico, con ciò identificando quella modalità di intercettazione fondata sull’invio “da remoto” su qualsiasi apparecchio di virus autoinstallanti che comunicano attraverso la rete in modalità nascosta e protetta, rappresenta un nuovo strumento di indagine dalla inedita potenza invasiva e captativa. Il contributo analizza, in chiave critica, l’approccio al tema da parte della giurisprudenza di legittimità a Sezioni Unite, evidenziando una motivazione contraddittoria, che di fatto legittima l’introduzione nel sistema processuale di un mezzo di ricerca della prova contrastante con la Costituzione e con la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.
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