Diverse sentenze relative a violenze sessuali e femminicidi, come anche il recente dibattito sulle nuove norme sulla legittima difesa, hanno riportato al centro del discorso giudiziario gli stati emotivi degli imputati, richiamati in campo dalle perizie psichiatriche per attenuarne in un qualche modo la responsabilità. Ma ha senso appellarsi a ‘tempeste emotive’, ‘stati d’ansia’, ‘gravi turbamenti’ per emettere una sentenza? Dietro ogni stato emotivo c’è comunque un’idea, per quanto balorda, un pregiudizio, per quanto odioso, una teoria sul mondo e sui valori dei rapporti umani. Le scienze psicologiche non sono scienze esatte e i modelli utilizzati possono portare a conclusioni diametralmente opposte. Meglio sarebbe se l’indagine dei livelli inconsci venisse indirizzata verso noi stessi, per svelare le nostre ambiguità e i nos
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados