Roma Capitale, Italia
The growth of the migratory phenomenon and the resulting challenges have led the European Union to develop a migration policy that aims to “defend” its southern borders and to reduce the number of people entering its territory. In this context, the diffusion of informal agreements to repatriate or to restrict immigration coming from extra-European States is a troubling reality. This paper critically analyses some agreements concluded by the European Union and Italy, facing also the question of the place of safety where to disembark the migrants rescued at sea (in the context of the Memorandum with Libya). The paper will aim to show that this policy has created a vicious circle whereby the migrants are either pushed back before arriving in EU territory or repatriated once they reach Europe.
L’espansione del fenomeno migratorio e le problematiche da esso discendenti hanno condotto l’Unione europea a sviluppare una politica migratoria tendente a “difendere” le sue frontiere meridionali così da limitare il numero di ingressi sul suo territorio. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso l’utilizzo sempre più diffuso di accordi di rimpatrio o riammissione e di “contenimento” dell’immigrazione proveniente dai Paesi extra-europei conclusi in maniera informale. In tale articolo si affronterà l’analisi critica di alcuni di tali accordi conclusi dalla UE e dall’Italia, affrontando, in relazione a quest’ultima, anche la questione del place of safety di sbarco dei migranti salvati in mare (posta dal Memorandum concluso con la Libia). Si tenderà a mostrare come si è, così, creato un circolo in cui i migranti o sono respinti prima di arrivare nel territorio dell’Unione o, se vi arrivano, possono essere facilmente rimpatriati.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados