Scritto subito all’indomani della sentenza della Corte di Lussemburgo nel caso Taricco, e ora riproposto, il contributo contiene un’aspra critica alla concezione che tale pronuncia esprime rispetto ai principi costituzionali della giustizia penale. Allargando lo sguardo oltre la questione pur essenziale dell’irretroattività sfavorevole, l’autore stigmatizza la tendenza dell’organo sopranazionale ad arruolare il giudice interno del singolo processo penale tra i protagonisti della lotta ai reati lesivi degli interessi finanziari UE, a renderlo, cioè, il diretto interprete di volontà repressive in contrasto con il principio di imparzialità e a scapito delle garanzie dell’imputato.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados