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Anima e corpo: le politiche del corpo e della femminilità in Ama Ata Aidoo e Paulina Chiziane

  • Autores: Marie Claire De Mattia
  • Localización: Altre Modernità: Rivista di studi letterari e culturali, ISSN-e 2035-7680, Nº. Extra 1, 2019 (Ejemplar dedicado a: Di nuove e vecchie schiavitù: storie di dominio, lotte per la libertà), págs. 87-106
  • Idioma: italiano
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  • Resumen
    • English

      Women too are the protagonists of a paramount history of slavery. In innumerable geographies around the world and at different levels of subjection, women have been living in a state of servitude imposed, in the very first place, by their own families. The mechanisms of “tradition” have always pushed them to restrain their necessities and requests, teaching them to devote themselves to “the Other” − who could be the husband, the children, the parents, the whole family, etc. But what would happen if these women raised their voices against this system, finally encouraging a change?Within the context of Sub-Saharian Africa, two female authors give us some possible answers: Ghanaian Ama Ata Aidoo (1942) with her novel Changes: A Love Story (1991), and Mozambican Paulina Chiziane (1955) with her Niketche: Uma História de Poligamia (2002). The main characters of both narrations (and, through them, the authors themselves) lay claim to their right to bodily pleasures and to the exercise of a free sexuality. This eventually paves the way to a full authority on their body and, therefore, on their whole being. Our analysis of sexuality will combine the literary perspective of these two Black African female authors with Judith Butler’s performativity and body theory; (Black) African feminist theories by Oyeronke Oyewumi, Mary Kolawole, and Sylvia Tamale; and Audre Lorde’s “joy of body”.

    • italiano

      Un’importante storia di schiavitù che non è lecito dimenticare è quella delle donne.

      Anche nella più prossima contemporaneità ed in svariate aree geografiche, esse permangono fin troppo spesso vincolate, in maniera più o meno trasparente, ad uno stato di servitù esperita in primo luogo in seno alla famiglia. La tradizione le ha educate e continua ad educarle a vivere un’esistenza di negazione del sé e di abnegazione per l’altro – il marito, i figli, i genitori, la famiglia. Ma che accade quando delle voci femminili si ergono contro questo sistema di pensiero e si propongono (e prepongono) un cambiamento? Nel contesto dell’Africa Sub-Sahariana possiamo trovare due validi esempi nella ghanese Ama Ata Aidoo e nella mozambicana Paulina Chiziane ed in due loro opere di prosa, rispettivamente Changes: A Love Story (1991) e Niketche: Uma História de Poligamia (2002). In entrambe le narrazioni, le protagoniste femminili, e mediante loro le stesse autrici, rivendicano sovversivamente il diritto al piacere ed all’esercizio di una libera sessualità, ritornando così in possesso del pieno potere decisionale sul proprio corpo e, a partire da esso, sul proprio essere.

      La nostra lettura della sessualità vista da una prospettiva letteraria femminile africana e nera sarà coadiuvata dall’uso di concetti quale la “performatività” e la lettura del corpo di Judith Butler, ed idee tratte dalla teoria femminista fra cui la libera gestione del corpo femminile (e nero) di Oyeronke Oyewumi, Mary Kolawole e Sylvia Tamale, e la “joy of body”, la rivendicazione del diritto al piacere e ad una corporeità autonoma ed indipendente, di Audre Lorde.


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