Il canto VII dell’Inferno non concede mai la parola a quella massa di dannati che sfiorano Dante e che non possono in alcun modo risolvere le sue pressanti inquietudini. Su questo scenario di impossibilità si innesta l’indecifrabilità di suoni, rumori, sillabe spezzate, lamenti e grida, che sembrerebbero residui di una parola senza più unità, senza dignità e senza possibilità di comunicazione. La presente interpretazione affronta alcuni dei motivi che spiegano la precisa posizione dantesca, con attenzione specifica a quella breve teoria del linguaggio che qui il pellegrino mette in pratica attraverso il suo racconto.
In the peculiar infernal space of Inferno VII is impossible for the multitude of damned souls to communicate with Dante. This situation constitutes a scenery of impossibilities and directs the perception of no deciphered sounds, noises, broken syllables, moans and shouts, that seem residues of a word without unity, dignity, and without possibilities of communication. The interpretation, in this paper, attempts to explain the reasons of the specific Dante’s position, tracing the short theory of language that we can discover in the story.
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