In front of the Enlightenment “illusion” of the judge as mere “mouth of the law” and the subsequent prohibition of its interpretation claimed by Beccaria and other Enlightenment thinkers, once noted that, on the contrary, interpretation represents a logically ineliminable, and exclusive, moment for identifying the “meaning” of any written text, it follows that, since the so-colled “substantial” criminal law does not exist beyond its enforcement into the trial, the only actually existing “criminal rule” is the “result” of judge’s interpretation, because it is endowed with “coercibility” attribute. This means, on one hand, the normal co-existence of “antinomical” rules as “physiological” moment of the criminal system, on the other hand, the “retroactivity” as “logical aspect” of any incriminatory criminal rule. In front of such a situation, even though it is certain that each legal system provides mechanisms to ensure, on one side, its inner consistency, on the other side, individuals against the inevitable “risk” due to the retroactivity of the rule, however it is necessary to admit that there are not effective limitations able to bind the “creative” activity of criminal rules by the judge. Therefore, if judge’s normative choices, being “not controllable” indeed, inevitably are “political” choices, this implies the necessity of a “democratic legitimacy” of judicial rules. This may take place, regaining the deep political meaning of the principle of legality according to Beccaria, only if the “last word” about “legitimacy” of a certain interpretation of criminal law, i.e. of the judge-made rule, returns, directly or indirectly, within an actually democratic system, to the only authority which fully expresses popular sovereignty, i.e. the Parliament. By way of conclusion, the suggested solution is the creation of a “Tribunale Supremo di Cassazione”, last instance jurisdictional authority but “extraneous” to the judicial order and directly politically dependent on the Parliament, as guarantor of an interpretation of criminal laws which could be defined as “authentic” since in accordance with the “political will” of the authority expressing popular sovereignty.
Di fronte alla “illusione” illuministica del giudice mera “bocca della legge” e al conseguente divieto della sua interpretazione patrocinato da Beccaria e dagli altri Illuministi, una volta constatato viceversa che la interpretazione costituisce un momento logicamente ineliminabile, e esclusivo, per la individuazione del “significato” di qualunque testo scritto, ne deriva che, non esistendo il diritto penale c.d. “sostanziale” fuori della sua applicazione nel processo, la unica “norma penale” effettivamente esistente è, in realtà, solo il “risultato” dell’attività interpretativa del giudice, in quanto dotata del requisito della “coercibilità”. Ciò comporta allora, da un lato, la normale coesistenza di norme “antinomiche” come momento “fisiologico” del sistema penale, dall’altro, la “retroattività” come “aspetto logico” di qualunque norma penale incriminatrice. Di fronte a tale situazione, anche se è certo che ciascun sistema normativo prevede meccanismi per garantire, da un lato, la coerenza interna dell’ordinamento, dall’altro, i destinatari della norma dall’inevitabile “rischio” derivante dalla sua retroattività, è necessario tuttavia riconoscere come, in realtà, non esistono limiti effettivi che possano vincolare l’attività “creativa” delle norme penali da parte del giudice. Dunque, se le sue scelte normative, in quanto di fatto “non controllabili”, sono inevitabilmente scelte “politiche”, ciò comporta la necessità di una “legittimazione democratica” delle norme giudiziali. Il che può avvenire, recuperando il significato politico profondo del principio di legalità secondo Beccaria, solo se la “ultima parola” in tema di “legittimità” di una certa interpretazione della legge penale, ossia della norma creata dal giudice, ritorna, in via diretta o indiretta, dentro un sistema che voglia essere realmente democratico, all’unico organo che esprime pienamente la sovranità popolare, ossia al Parlamento. Concludendo, la soluzione che si propone è la creazione di un Tribunale Supremo di Cassazione, organo giurisdizionale di ultima istanza ma “estraneo” all’ordine giudiziario e in via diretta dipendente politicamente dal Parlamento, quale garante di una interpretazione delle leggi penali che potremmo definire “autentica” in quanto conforme alla “volontà politica” dell’organo espressione della sovranità popolare.
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