Nelle "Muse napolitane" il dialetto napoletano si unisce ad una sensibilità barocca, prismatica. La struttura egloghistica indica un’idea perfomativa del testo, ma anche etica. Fedele al 'verum', Basile sa riprodurre il multiforme libro del mondo, ma deve rinunciare a ricomporlo. In particolare, nelle egloghe I, III, IV, IX il rapporto verba-res riconsegna il vivere, tra riso e pianto, a Calliope.
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