Il presente contibuto tenterà d'indagare l'origine e la struttura giuridica delle vendite all'asta ("auctiones") nel mondo romano, soffermandosi, con più attenzione, sulla più recente dottrina in tema di clausola "in diem addictio". Questa, infatti, attraverso l'elaborazione giurisprudenziale divenne lo strumento negoziale con cui realizzare l'utilitas contrahentium, che non può essere ridotta ad un parametro esclusivamente economico. Nel corso dell'indagine emergerà come alcune esigenze, oggi alla base dell'attuale normativa italiana ed europea in materia di pubblici appalti, erano già oggeto di valutazione e discussioni giurisprudenziale dei giuristi classici. Ciò a comprovare una linea di continuità imposta da stringenti ragioni di ordine economico trascese in valori etico-giuridici ampiamente condivisi dal ceto dei "mercatores". In particolare, si è evidenziato, come per offerta economicamente più vantaggiosa, in una complessiva valutazione della "utilitas contrahentium", i giuristi siano andati oltre la considerazione del mero prezzo, valutando altri fattoi, tra i quali: la persona del debitore; le garanzie di affidabilità; il luogo e il tempo dell'adempimento promeso.
This study investigates the origin and structure of auction ("auctiones") in the Roman world and focuses on the most recent research on the subject of "in diem addictio" clause. This clause, in fact, through thework of the roman Jurists became the negotiating tool with which to realize the "utilitas contrahentium" that can not be reduced to a mere economic parameter. In the course of the contribution, it will emerge, that some of the requeriments underlying today's public procurement rules were already the subject of reflection by classical Jurists.
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